SINTESI DEI LABORATORI DELLA GIORNATA DI STUDIO DEL 26 OTTOBRE 2025 A BOLOGNA



Laboratorio 1
 Leggere la famiglia: strumenti per la consulenza alla famiglia
 di Stefano Sancandi e Francesco Citarda 
Il laboratorio propone un’esplorazione della lettura della famiglia nel contesto della consulenza focalizzandosi sull’osservazione della struttura e del funzionamento del sistema famiglia. L’attività si svilupperà attraverso il confronto tra le sollecitazioni ricevute dalle relazioni del mattino e le aree di riflessione presentate durante il laboratorio. Un’attenzione particolare sarà riservata all’analisi degli strumenti utili al consulente per accompagnare ogni componente della famiglia in un percorso di autoesplorazione e nella comprensione delle dinamiche relazionali. A partire dalle esperienze in corso dei partecipanti sarà possibile la presentazione di casi reali.
Uno spazio specifico sarà riservato alla cura del vissuto del consulente nel contesto complesso di una possibile consulenza al sistema famiglia.
Aree di possibile riflessione
-Tipologie di confini familiari: saranno considerati i diversi gradi di permeabilità dei confini tra i sottosistemi familiari, come la coppia genitoriale, i figli, i nonni/zii e gli amici, distinguendo tra confini permeabili o assenti, rigidi o impermeabili e flessibili.
-Miti familiari: verranno discussi diversi miti ricorrenti nelle famiglie, come il mito della fusione (“stiamo benissimo in simbiosi”), il mito del single (“ognuno per sé”), il mito della speranza automatica (“le cose da sole andranno meglio”) e il mito di Pinocchio (“noi ci diremo sempre tutto”).
-Bisogni e differenze di genere: si rifletterà sulle diverse modalità con cui bisogni come riconoscimento, affetto, protezione, stimoli, struttura, appartenenza e identità vengono ricercati e vissuti all’interno della famiglia.
-Stili di legame: faremo riferimento ai principali stili di attaccamento tra i membri della famiglia – sicuro, evitante, ansioso/insicuro e disorganizzato – analizzando i comportamenti caratteristici e i sentimenti associati a ciascun stile.
La cura del consulente familiare
Affronteremo insieme alcune delle paure che emergono più frequentemente durante la supervisione:
-Il dubbio sull’efficacia dell’approccio centrato sulla persona nella consulenza familiare.
-Il timore di incontrare difficoltà nella gestione di colloqui con più membri contemporaneamente.
-La preoccupazione per la gestione delle emozioni forti, come la rabbia, durante gli incontri.
-La paura di non riuscire a mantenere l’equidistanza tra i vari componenti.

-Il senso di inadeguatezza legato al proprio vissuto familiare personale.

 Laboratorio 2 

Dal conflitto al dialogo: tecniche per la gestione relazionale
 di Angela Sgambati e Maurizio Qualiano. 

<In famiglia delle volte volano i piatti! Succede…. L’importante è non finire mai la giornata senza fare la pace.> (Francesco, 1 dicembre 2021).

Il conflitto, nelle relazioni familiari, non è un errore da correggere né un ostacolo da evitare. È un linguaggio, a volte ruvido, a volte silenzioso, ma sempre portatore di un bisogno che chiede ascolto.

Il conflitto non è solo uno scontro: è un’occasione preziosa, un’opportunità per far emergere dinamiche relazionali ed emozioni nascoste.

In questo laboratorio proveremo ad esplorare e gestire il conflitto e a trasformarlo in opportunità di valorizzazione dei ruoli e di cambiamento delle relazioni.

Attraverso visualizzazioni guidate, esercitazioni pratiche, e riflessioni condivise, i partecipanti saranno accompagnati in un percorso che intreccia tecnica e consapevolezza. Impareremo a riconoscere le dinamiche che alimentano la tensione (triangolazioni, mappe relazionali, bisogni non espressi), e a intervenire con strumenti relazionali che favoriscono l’ascolto, la centratura e la fiducia.

La particolarità di questo laboratorio?  Non si limita a trasmettere tecniche, ma le fa vivere in prima persona. Ogni consulente sarà accompagnato in un percorso di esplorazione del proprio stile di gestione del conflitto, fino a scoprire come diventare un ponte tra le parti, senza mai confondersi con esse.

Sarà un’esperienza pensata con l’obiettivo di coltivare uno sguardo professionale capace di integrare profondità, umanità e potenziale trasformativo nella relazione d’aiuto.

Perché il dialogo non nasce dalla perfezione, ma dalla presenza.

Se senti che questo spazio può parlarti, ti aspettiamo. 

Laboratorio 3
 La famiglia in consulenza: come gestire le emozioni nel gruppo famiglia 
di Stefania Sinigaglia e Paola Brignoli.

La storia di ogni famiglia è caratterizzata da piccole e continue trasformazioni; esistono situazioni o periodi della vita che determinano cambiamenti consistenti che impattano fortemente sulle relazioni tra i diversi membri della famiglia. Spesso le modalità relazionali che in un primo tempo erano funzionali all’andamento familiare, nel momento in cui cambiano i compiti evolutivi e le esigenze all’interno del sistema familiare, diventano inefficaci. Tutto ciò, talvolta, pur rientrando nella norma della quotidianità, determina un blocco evolutivo che richiede l’intervento educativo del consulente familiare volto ad accompagnare a nuove consapevolezze, mobilitando le risorse interne del sistema famiglia. ll lavoro di consulenza con le famiglie che affrontano delle fragilità si configura pertanto come un terreno complesso e accidentato, attraversato da emozioni intense e spesso contrastanti. Rabbia, senso di colpa, ansia, dolore e conflitti tra i membri della famiglia, possono emergere ed esplodere con forza proprio durante gli incontri. Spazio in cui finalmente ciascuno si sente visto, accolto e ascoltato nei propri bisogni. Naturalmente tutto ciò apre a molti interrogativi e mette alla prova le competenze relazionali del consulente familiare. Il laboratorio si propone di fornire ai professionisti strumenti teorici e pratici per riconoscere, accogliere e gestire le dinamiche emotive che si attivano nel gruppo famiglia. 
Attraverso momenti di condivisione, contributi teorici e momenti di riflessione condivisa, i partecipanti avranno l’opportunità di: • riflettere sulle emozioni più ricorrenti nel setting con la famiglia; • affrontare timori e dubbi circa la consulenza alla famiglia; • acquisire strategie operative di ascolto e mediazione efficaci; • scoprire modalità di autoregolazione emotiva per il consulente stesso. L’obiettivo è rafforzare la capacità di trasformare il setting di consulenza in uno spazio sicuro, in cui le emozioni possano trovare espressione, essere riconosciute e diventare risorsa per la famiglia. Al contempo, prendersi cura del consulente che nel lavoro con la famiglia è esposto a maggiori sollecitazioni.

Laboratorio 4 
Narrazioni familiari e ricostruzione del significato: l'importanza del colloquio e della riformulazione
di Armando Angelucci e Tiziana Pinna.

La consulenza familiare dà l'opportunità di creare uno spazio di narrazione delle difficoltà e dei disagi che i clienti e le famiglie incontrano nella loro vita quotidiana.

Creare e trovare questo spazio è fondamentale per lavorare con la famiglia.

L'incontro che avviene durante i colloqui di consulenza e il restituire quanto portato dai membri che appartengono alla famiglia è fondamentale e aiuta a riparare il disagio e le difficoltà che si incontrano nella relazione.

Condividere in consulenza la storia della famiglia aiuta a prendersi cura delle richieste portate dai clienti. Questo è centrale e fondamentale perchè   avere uno spazio dove questo può avvenire è risanante per i legami familiari e per  gli eventuali  conflitti.

Laboratorio 5
Difficoltà e risorse nella consulenza alla famiglia: tempi, ascolto, gestione emotiva e non solo 
 di Mariapia Pagliuso e Annalisa Macchi.

Occuparsi della consulenza alla famiglia è fondamentale e importante.

Lavorare con una famiglia può diventare complicato, specialmente quando il consulente si trova a gestire I diversi vissuti emozionali che si attivano durante il lavoro.

La famiglia ci confronta con il dover  lavorare con un piccolo gruppo, rispettare I tempi degli interventi, ascoltare e restituire diventa abbastanza complicato.

Questi sono I motivi che, a  volte,  ci impediscono  di prendere in carico  una famiglia.

In questo laboratorio lavoreremo sulle tecniche fondamentali di lavoro ,  sulle difficoltà (quando si presentano) che  si possono incontrare e come provare a  superarle.

SINTESI DEI LABORATORI DELLA GIORNATA DEL 6 APRILE 2025 A FIRENZE

 



SINTESI DEI LABORATORI DEL 6 APRILE 2025

 

Laboratorio 1. “Passi misurati per arrivare alla meta” approfondimento sulle fasi di un percorso di consulenza socio-educativa

Francesco Citarda e Valentina Muraglie

Provare a condurre un percorso di Consulenza familiare verso la meta, non può prescindere dal mettere in campo una particolare cura nel compiere “passi misurati”, essenziali per generare quel clima di fiducia e quella sintonizzazione con l’altro, che costituiscono essi stessi substrato fecondo, per l’esplorazione dei vissuti di quanti giungono in consultazione.

Ogni persona organizza e interpreta la propria esperienza del mondo, questa visione costituisce una narrazione continua che riflette la propria storia e il proprio modo di essere. Prendersi cura dell’altro significa quindi entrare, in punta di piedi, in contatto con questa narrazione, ascoltarla e comprenderla nel suo contesto unico, nel rispetto dei suoi tempi e del suo modo di essere. Il consulente familiare, facendosi “strumento” per l’altro, attiva interventi educativi su misura, che rispecchiano la storia e i bisogni esclusivi di ciascun individuo, dando vita a quel processo trasformativo in cui la Persona sentendosi vista, ascoltata e rispettata, fa esperienza di come e quanto sia ella stessa l’unica protagonista della propria vita, riuscendo ad avviare un’azione costruttiva per sé, che le permetta di focalizzarsi su obiettivi e modalità che sente propri.

Questo laboratorio si pone pertanto, come spazio di incontro e condivisione tra colleghi, volto ad offrire a ciascuno, attraverso la riflessione e l’autoascolto, la possibilità di effettuare una rielaborazione personale non solo del proprio “sapere” e “saper fare”, ma anche del proprio “saper essere professionista”. L’incontro sarà occasione per sperimentarci insieme, creando connessioni e integrazioni tra il piano della conoscenza teorica e quello riferito alla capacità di agire, di trasformare in azione quanto appreso nella pratica professionale, originando il più delle volte, buone prassi. In questo modo potremo dedicarci ad un lavoro che favorirà l’instaurarsi di una dinamica tra esperti, condividendo riflessioni, esperienze e strumenti utilizzati nella pratica professionale, auspicando che da ciò possa avere origine l’implementazione di una comunità di pratica.

Mediante l’analisi di casi trattati, lavoreremo sugli interventi più idonei a dare vita ad una ri-significazione ed elaborazione delle difficoltà, favorendo così l’acquisizione di nuove e più funzionali visuali.

 

Laboratorio 2. “Riferimenti centrali alla base del nostro approccio”. Ascolto, accoglienza, empatia. Come mantenerli attivi e svilupparli al meglio nel tempo.

Stefania Sinigaglia e Maddalena Langone

Attraverso un ascolto attivo e non giudicante, il Consulente Familiare favorisce l’emersione dei vissuti emotivi della persona nel suo “qui e ora”, accompagnandola lungo un cammino di crescita e di autodeterminazione volto a promuovere l’assunzione di scelte responsabili, libere ed autonome. Nell’attuazione di questo processo trasformativo gioca un ruolo fondamentale la capacità di accoglienza, di ascolto, di empatia del Consulente Familiare. In breve la competenza nell’ entrare in relazione con l’altro, nel creare un clima di fiducia, nel sintonizzarsi con… Diviene dunque determinante, il modo di essere del consulente familiare stesso e l’acquisizione di quelle che vengono definite le competenze trasversali o soft skills. Ogni soft skill è il risultato del nostro vissuto (sia lavorativo che personale) e l’insieme di queste capacità rappresenta un vero e proprio bagaglio frutto del background socio-culturale unico e irripetibile di ognuno di noi. Allora non possiamo non interrogarci su come il consulente possa preservare ed alimentare nel tempo queste parti di sé. Afferma Foucault “ la cura di sé è un privilegio-dovere, un dono vincolante che ci assicura la libertà, obbligandoci ad assumere noi stessi come oggetti di tutta la nostra applicazione”. Dunque, quale cura è necessaria per custodire il proprio star bene e al contempo garantire interventi che promuovano empowerment? Quale spazio psichico è essenziale per la cura di sé e degli “strumenti” professionali? In questo laboratorio si proverà a favorire l’auto esplorazione ed a riconoscere la propria competenza nel prendersi cura di se stessi, delle proprie emozioni, pensieri e relazioni, con l’obiettivo di generare nuovo benessere personale e professionale. Esploreremo insieme, gli aspetti salienti del processo consulenziale, a partire dall’autoascolto di sé e dei propri vissuti emotivi. Il focus sarà posto sull’autoesplorazione dei propri limiti e delle proprie risorse, rispetto a determinate situazioni vissute nel qui e ora, sia nell’autocomprensione di bisogni, desideri e agiti di cui ciascuno/a diventerà sempre più consapevole. Mediante la condivisione di esperienze professionali e vissuti dei partecipanti, si proverà a perseguire la finalità di aumentare la consapevolezza dell'importanza dell'empatia, dell'ascolto e dell'accoglienza nelle relazioni umane, ed a comprendere come migliorarle nel tempo, nonché a condividere strumenti e buone prassi.

 

Laboratorio 3. “Accompagnare nell’auto-ascolto e presa di consapevolezza”. La riformulazione come specchio delle parole dell’altro

Angela Sgambati e Tiziana Di Eugenio

Una componente essenziale della consulenza è indubbiamente la capacità di ascoltare la voce interiore che spesso è soffocata da tante altre voci e pensieri che sovraffollano le nostre giornate. Senza l’ascolto di questa voce ogni forma di comunicazione diventa difficile.

Il laboratorio darà la possibilità, da una parte, di esercitarsi a recuperare questa voce e, dall'altra, di farla risuonare attraverso la riformulazione che è uno strumento prezioso per facilitare una comunicazione che sia funzionale

Nel laboratorio, attraverso degli esercizi, utilizzeremo l'immagine del “giardiniere interiore”: come il giardiniere si prende cura delle piante, potando e nutrendo il suo giardino, anche noi possiamo imparare a coltivare la nostra consapevolezza e  riformulare i nostri pensieri e le nostre emozioni per poter accompagnare nello stesso percorso i nostri clienti. Sarà un'esperienza personale che ci aiuterà nella nostra professione di cura proprio come quella che il giardiniere ha per ogni sua pianta.

 

Laboratorio 4. “Identità del consulente socio-educativo”. Approfondimento dei tratti rogersiani di congruenza, accettazione incondizionata e presenza autentica e interessata che contraddistinguono l’essere consulenti.

Stefano Sancandi e Cinzia Ascenzo

Nel corso del lavoro pomeridiano rifletteremo in merito alle sollecitazioni ricevute dalle relazioni del mattino e le affronteremo in base ai temi specifici del nostro laboratorio.

In particolare proporremo di leggere i limiti e le potenzialità della consulenza socio-educativa a partire dalle caratteristiche richieste per l’esercizio della professione nell’ottica rogersiana. La congruenza del consulente nella relazione d’aiuto, mantenendo costantemente in esercizio l’autoconsapevolezza. La sua capacità di esercitare una corretta accettazione incondizionata, da non confondere con l’adesione alle posizioni o alle idee del suo cliente. La necessaria pratica di una effettiva presenza per l’altro. Riflessioni comuni, testimonianze relative alle proprie esperienze ed esercitazioni costituiranno le modalità di lavoro che adotteremo.

 

Laboratorio 5.  “La valigia degli attrezzi del consulente socio-educativo. Competenze e cre-attività in azione”.

Maurizio Qualiano ed Elena Casetta

 Che cos’hai nella tua valigia degli attrezzi?

Come conservi i tuoi attrezzi?

Come fai a reperirne di nuovi?

Un invito ad esplorare le nostre competenze professionali, e a compilare una “check-list” degli strumenti utili al nostro bagaglio consulenziale!

Esamineremo come organizzare e utilizzare gli strumenti in modo efficace. E dove trovare nuove risorse?

Parleremo dell'arte nella consulenza socioeducativa: come esprimere la nostra professionalità anche attraverso la creatività e la personalizzazione degli strumenti, pur mantenendo un’azione professionale di qualità.

Saggeremo la nostra creatività nell'adattare gli strumenti in base al contesto e alle specifiche esigenze dei clienti, favorendo la scoperta e l’esplorazione di nuove prospettive.

DESCRIZIONE DEI LABORATORI DELLA GIORNATA DEL 1 DICEMBRE 2024

 


#PROFESSIONE CONSULENTE FAMILIARE.

Mi prendo cura di ME x ESSERE con TE,

BOLOGNA, DOMENICA 1° DICEMBRE 2024

SINTESI DEI LABORATORI

LABORATORIO N.1 -  Mi prendo cura di me come persona e professionista? Un momento di autoascolto in condivisione-

Stefania Sinigaglia e Francesco Citarda S.J.

Il laboratorio si configura come uno spazio privilegiato di incontro e ascolto finalizzato al guardarsi per poter guardare. L’intento è di favorire l’auto esplorazione e riconoscere la propria competenza nel prendersi cura di sé, delle proprie emozioni, pensieri e relazioni, con l’intento di generare nuovo benessere personale e professionale.

Guardarsi dentro è un esercizio di introspezione al quale talvolta rischiamo di dedicare poco spazio emotivo e fisico, eppure sappiamo che è proprio la piena consapevolezza dei pensieri, delle emozioni e dei sentimenti che viviamo a permetterci di comprendere il nostro modo di costruire la realtà attraverso l’esperienza che ne facciamo.

Crescere nella comprensione di come viviamo la realtà interna ci permette di stare in contatto in modo consapevole con la realtà esterna, osservando quanto suscita e genera in noi stessi. 

Prendersi cura di sè consente di accede alle risorse trasformative interne che ci permettono di sviluppare creatività, offrendo risposte nuove al nostro contesto esperienziale ed accrescere le competenze professionali.

In altre parole, attiviamo quella circolarità creativa dove il contatto con l’altro favorisce generatività e nuova comprensione di se stessi e del mondo dell’altro.

L’obiettivo è soprattutto quello di favorire, attraverso stimoli ed attivazioni, l'autoascolto, l’osservazione, la riflessività, l’ideazione e la sperimentazione, potenziando la motivazione e promuovendo lo sviluppo della consapevolezza delle proprie capacità, possibilità e competenze, ma anche dei propri limiti.

Si tratta di un insieme di competenze preziose e necessarie alla crescita e all’evoluzione della Persona e del Professionista soprattutto se sperimentate all’interno di una medesima comunità professionale. Quale ascolto dedico alla parte più profonda di me? Con quali occhi guardo alle mie fragilità? In che dimensione so dare nuova lettura agli eventi, alle relazioni, ai legami significativi e alla socialità in cui sono immerso/a? In che misura do riconoscimento al mio percorso professionale, alle mie abilità, all’impegno per accrescere la mia competenza?

Quanto il mio “star bene” influisce sul mio essere consulente familiare?

 

Sarà per ciascuno un tempo per guardarsi, narrarsi e scegliere “cosa tenere” e “cosa lasciare”, al fine di poter edificare un nuovo sé alla luce dei propri bisogni e desideri.

Un sè che non sia mai senza un Tu, come direbbe Buber.

 

«Ritorna a te stesso e prenditi cura di te.

 Il tuo corpo ha bisogno di te,

 le tue sensazioni hanno bisogno di te,

le tue percezioni hanno bisogno di te”.

                                                                       Thich Nhat Hanh    

 

LABORATORIO N.2 – Le relazioni come fonti generatrici di benessere.  Esperienze e vissuti a confronto -

Mariapia Pagliuso e Cinzia Ascenzo

La relazione può essere fonte di benessere e di riconoscimento dell’altro, solo quando si è in grado di leggere e comprendere, prima di ogni cosa,  il nostro vissuto

Non c’è spazio per la relazione se, prima di tutto, non c’è uno spazio di attenzione e di riflessione su di noi.

Questo ci fa riflettere su quanto è faticoso stare in relazione e, alcune volte, possiamo non riuscirci

Questa capacità e risorsa ci è data dalla nostra storia

Importante è essere vissuti in un ambiente “buono” fatto di cure materne adeguate.

Questa relazione primaria getterà le basi della nostra capacità futura di stare e vivere buone relazioni.


Una buona relazione è possibile quando possiamo:

1) fidarci dell’altro

2) essere autentici

3) essere capaci di entrare in contatto

4) essere disponibili a dei compromessi

5) essere pronti a incassare delusioni e saper lasciare andare

6) saper accettare l’altro per quello che è

7) avere fiducia in sé stessi e sentirsi capaci di cavarsela anche da soli

8) essere disponibili a camminare insieme all’altro

Possiamo dire che una buona relazione generatrice di benessere comporta di aver presente dentro di noi l’esistenza e il valore dell’altro.

Nel laboratorio ci soffermeremo su quanto sottolineato, dando spazio di riflessione sulle relazioni ascoltate la mattina

 

  

LABORATORIO N.3 – Questa professione! Il consulente familiare tra aspettative e soddisfazione -

Armando Angelucci e Vera De Paulis

 Il consulente familiare è il professionista della relazione e dellascolto  e armonizza le relazioni umane.

Aiuta la persona a prendere coscienza del proprio modo di essere in relazione con sé, con il/la partner, con gli altri.

Trova nella persona umana il suo più intimo valore.

Mai come in questo momento storico la figura del consulente familiare ha una notevole rilevanza.

Ci si confronta con adolescenti, genitori e adulti in difficoltà che chiedono uno spazio di accoglienza e di ascolto.

Hanno bisogno di riferimenti e di supporto educativo alla relazione.

La soddisfazione del consulente familiare è accompagnare i propri clienti in un cammino di conoscenza di se stessi e di comprensione del percorso da seguire per favorire e migliorare le proprie relazioni.

Ci piace rappresentare il senso e il valore della Consulenza Familiare con questa frase:

«Solo ciò che dallesterno entra nellintimo dellanima,

ciò che non viene solo conosciuto dai sensi o dallintelligenza,

ma tocca il cuore e lanimo, questo solo cresce in esso ed è un vero mezzo formativo».

 

Edith Stein

 

LABORATORIO  N.4  – Interventi di “cura”: la rete di supporto professionale

Angela Sgambati e Iole Salmè

PRENDERSI CURA DI SÉ, PER PRENDERSI CURA DELL’ALTRO”.

Un’espressione che può essere considerata il mantra del Consulente Familiare che vuole responsabilmente prendersi cura dell’altro, partendo da SE stesso.

Ognuno, prima di tutti il professionista che lavora in relazione di aiuto con l’altro, deve cercare di essere ogni giorno migliore di ciò che è, curare quello che è, per prendersi cura a propria volta con maggiore efficacia degli altri.

Abbiamo immaginato il nostro laboratorio come un viaggio all’interno del proprio SE, caratterizzato da due soste distinte che permetteranno di trovare l’energia, la forza di muovere lungo il percorso con la consapevolezza che non si è soli. 

Durante il viaggio saranno forniti tutti gli strumenti necessari per coloro che vogliono procedere addentrandosi nel proprio SE con resilienza e voglia di non fermarsi davanti all’ostacolo, e soprattutto quando l’ostacolo è dentro se stessi.

Con questo spirito, se da un lato il viaggio diventerà momento per crescere da soli, dall’altro permetterà di scoprire che insieme agli altri colleghi si crea una “rete professionale di supporto”, un ambiente di collaborazione e di crescita. Una “rete professionale” che non ingabbia, non limita e circoscrive, ma che rappresenta quel collegamento tra risorse che insieme moltiplicano esponenzialmente le capacità del singolo; in rete, 100+100 non fa 200, ma molto di più e questo è tutto da scoprire. Essere consulente familiare è sicuramente emotivamente impegnativo, e avere una rete professionale di sostegno, composta da altri professionisti, può aiutare a prevenire il burnout e promuovere il benessere personale, del singolo per gli altri.

A questo punto non resta che allacciare le cinture, accendere le luci (anche di giorno) e partire.

Buon viaggio

 

LABARATORIO N.5 – L’accompagnamento e il senso di appartenenza: il valore della comunità professionale -

Sergio Martinenghi e Silvia Perissi

 

Nel nostro laboratorio condivideremo e ripercorreremo assieme i valori fondanti della nostra professione. Magari riscoprendo le motivazioni, l’impegno e la deontologia che ognuno di noi abitualmente riconosce e applica nelle sedute di consulenza.


Ci ritroveremo nel procedere in una storia ricca di esperienze, ricerca e soprattutto persone che hanno costruito con fatica e impegno l’identità e il ruolo del Consulente Familiare. Riconosceremo, quindi, di essere parte di una comunità in costante crescita con una metodologia in comune che ci corrisponde e distingue da altri approcci metodologici.

Nel gruppo potremo condividere inoltre i bisogni vecchi e nuovi che, come operatori, valutiamo ancora necessari al nostro compito.


Ci confronteremo sulla necessità di accompagnamento e supporto. Metteremo in comune le nostre esperienze sui diversi specifici ambiti d’intervento dove applichiamo le nostre competenze. Parleremo della supervisione mono professionale, momento essenziale nella costruzione della nostra figura professionale.

 

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MARIA PIA COLELLA

 




Psicologa specializzata in Psicoterapia sistemico-relazionale presso l’Accademia di Psicoterapia relazionale (IPR), ha conseguito il Master di II livello in “Clinica della relazione di coppia” presso l’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano – ASAG Alta Scuola di specializzazione Agostino Gemelli. Autrice di diversi articoli sulla relazione di coppia e genitorialità, per la San Paolo ha pubblicato “Chiamati ad essere. Manuale della coniugalità” (2018), “Per un cuore libero. Come gestire le emozioni e non esserne schiavi” (2020), “Educare all’affettività e alla sessualità” (2022). Membro del Comitato Scientifico del CISF.


Da circa dieci anni offre il suo servizio per la formazione e la cura di giovani, fidanzati e famiglie all’interno del Progetto-Nazareth. Didatta al master in “Accompagnamento spirituale-relazionale” promosso dalla Provincia Picena dei Frati minori delle Marche, patrocinato dalla CEI e dalla Prelatura santa Casa di Loreto, svolge attività clinica è autrice di articoli per varie testate di approfondimento clinico. Dirige il centro clinico e di formazione “KUM”.


La sua passione è  il cuore dell’uomo e la sua modalità di crescere, ammalarsi e guarire.

 

LORENA MILANI

  


Lorena Milani è professore ordinario all’Università di Torino. Insegna Pedagogia sociale e della devianza, Deontologia, competenze e professionalità educative e Pedagogia sociale e progettazione educativa di équipe. È autrice di numerosi saggi, articoli e volumi sui seguenti temi: disagio, devianza minorile, marginalità e pedagogia sociale; competenze pedagogiche, professionalità educative e deontologia; formazione universitaria, università come Bene Comune e dottorato di ricerca; corporeità e pedagogia del corpo; povertà educative, equità, diritti dei minori e Global Education.

Ha curato   Trame di costruzione della cittadinanza. Riflessioni a 30 anni dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (Bari 2019) e, con Sara Nosari, Percorsi di innovazione. Pratica, relazioni e spazi educativi (Bari 2022); è autrice, con Giulia Gozzelino e Cristina Boeris, di As-Saggi interculturali. 
Una riflessione pedagogica sul Progetto “Le ricette del dialogo”. Cibi e storie per l’intercultura e l’integrazione (Bari 2020); e, con Cristina Boeris ed Emanuela Guarcello, Come una stella polare. Deontologia per insegnanti, educatori e pedagogisti affidabili (Bari 2021).

I suoi interessi di ricerca ruotano attorno ai temi della:
- devianza minorile e processo penale minorile; conflitto in adolescenza e peer mediation (gestione dei conflitti);
- competenza pedagogica e questioni relative alle professionalità educative; professionalità, pratica, competenze e lavoro di équipe;
- giustizia ed educazione: la prospettiva sociale a scuola e nei contesti extrascolastici; il diritto al tempo libero per i disabili e le loro famiglie

- pedagogia del corpo: la questione della corporeità.